
Provare
per credere ! |
Di Fabio Belmonte |
Avevo
nove anni, quando per la prima volta ho assistito ad un esibizione di
karate
la precisione dei movimenti, la potenza e allo stesso tempo
la grazia, suscitarono in me un senso di profonda ammirazione, da quel
giorno, non avendo la possibilità di iscrivermi in una scuola,
cominciai ad imitare per gioco tutti quei gesti che tanto mi avevano appassionato.
Solo sette anni più tardi mi sono iscritto ad una scuola tradizionale
di karate stile shotokan del tutto inconsapevole del significato più
profondo delle arti marziali. Con gli anni imparai ad amare sempre di
più il karate e il suo paese natale, cominciai anche un piccolo
studio sulle sue origini, sulla storia medioevale Giapponese permeata
dallo spirito del "BUSHIDO".
La visione che avevo in quegli anni delle arti marziali era "classica"
in un certo senso, se si parlava di sport da combattimento non si poteva
parlare di "arte marziale" nel senso più stretto, vedevo
le due cose distinte e separate, senza però denigrare una a discapito
dell'altra. Naturalmente avendo in mente quest'idea ero affascinato dallo
studio dei Kata (combattimenti simulati
contro più avversari), che negli anni passati rappresentava l'unico
metodo di trasmissione del karate, cercando di capire e dare un significato
a dei gesti che all'apparenza risultavano incomprensibili.
Ho praticato il karate shotokan per nove anni in modo costante, rimanendo
sempre della stessa idea. Negli ultimi anni però, ho avuto la possibilità
di visionare dei filmati di fighting karate,
sinceramente sono rimasto molto colpito dal rispetto totale per "l'avversario",
dal concetto del OSU costante e in
fine di tutte quelle virtù che io attribuivo solamente alle arti
marziali "tradizionali".
Volendo provare di persona questa nuova esperienza, decisi di iscrivermi
ad una scuola di fighting karate, e già dalle prime lezioni trovai
delle differenze tecniche sostanziali rispetto a quello che avevo studiato
fino a quel momento. La prima cosa che subito ho notato consiste nella
dinamicità
nello shotokan
basta osservare la posizione di guardia (baricentro molto basso e posizione
delle gambe molto ampia) per capire che è statico
a differenza
nel fighting karate la posizione è
più naturale e le braccia tendono a coprire di più il corpo
e il viso. Infatti dove ho incontrato maggiore difficoltà è
stato proprio sul concetto di guardia. Nel Karate tradizionale si ha la
tendenza ha portare le tecniche sia di gamba che di pugno senza proteggersi
eccessivamente il viso, cosa che invece nel fighting karate si attribuisce
massima importanza!!
Un altro aspetto che mi ha colpito positivamente è che la maggior
parte del lavoro di tecnica si svolge in coppia, in questo modo secondo
me si ha la possibilità di avere di fronte "un' avversario",
e anche quando si studiano tecniche da manuale (Khion) si deve sempre
tener conto della sua guardia e di altri fattori soggettivi per renderle
efficaci.
Nel fighting karate è previsto anche lo studio del K
-1 style, cioè il karate con guantoni, dove è
incluso come metodologia di allenamento il lavoro ai sacchi. Questo tipo
di allenamento è particolarmente duro, e ha come obbiettivi quello
di sviluppare potenza e resistenza al kumite e quello di condizionare
parti del corpo utilizzate per colpire in particolare le tibie. Personalmente
ho avuto modo di verificarne l'efficacia, dato che prima che iniziassi
il fighting karate non ho mai praticato questo tipo di allenamento, sia
in termini di potenza che di elasticità!
E' da premettere che nel k-1 style
a differenza nel fighting karate è permesso colpire con i pugni
al viso, di conseguenza c'è uno studio diverso sulla distanza e
sulle tecniche, nel K- 1 style infatti la distanza iniziale di combattimento
è più lunga, si impara a tenere alla giusta distanza l'avversario
ed entrare nella sua guardia nel momento più opportuno. Nel fighting
karate la distanza è molto ravvicinata ed è per questo che
si studiano in modo approfondito i sabaki
cioè spostamenti laterali e rotatori che servono ad uscire dalla
traettoria dell'avversario colpendolo o proiettarlo a terra.
Il Fighting Karate è una disciplina dura e selettiva, dove lo spirito
occupa un posto di rilievo, ho ritrovato in parte il pensiero del BUSHIDO
di cui tanto ho letto e sentito parlare. In palestra si impara a non arrendersi,
a superare il proprio limite gradualmente, senza
mai dire è FINITA prima di sentire l'ultimo gong
..
Per me non è stato facile all'inizio,
provenendo da un altro stile tecnicamente differente. Ma la passione che
nutro nei confronti di questa disciplina mi ha spinto ad andare avanti,
ed ora posso dire con certezza di non essermi sbagliato, voglio andare
avanti seguendo questa strada fatta di "sacrificio", ma in grado
di regalare delle emozioni uniche!
Adesso tutte le volte che finisco un allenamento, stanco ma soddisfatto,
torno con la mente a quando avevo nove anni
.. solo con la differenza
che questa volta il protagonista sono io!!
Un particolare ringraziamento và al mio SENSEI, che con la sua
passione e il suo amore nei confronti del Fighting karate ha reso possibile
tutto questo!
OSU!
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