Dojo Kun
Di Alessandro Haag
Dojo KunDojo kun tradotto letteralmente significa “le regole del luogo dove si segue la Via”.
Il dojo kun si raggiunge con lo studio e la pratica del karate e consiste in cinque principi che hanno come obiettivo quello di sviluppare sia il fisico che la mente del praticante.
Ancora piu’ importante, a mio avviso, e’ un’altra funzione del dojo kun, ovvero quella di essere il collante fra la filosofia del karate e il suo studio pratico: le conoscenze del Do, della Via, non devo essere un vuoto studio, principi non applicati alla vita, ma invece devono (dovrebbero) forgiare il praticante, non solo fisicamente, ma soprattutto moralmente.
Il praticante di karate, colui che persegue il budo e che rispetta il dojo kun, si deve distinguere anche nella vita di tutti i giorni: l’esercitazione spirituale e fisica, accoppiate fra loro, riescono a produrre progressi in ogni aspetto della vita di un uomo.
I principi del dojo kun sono cinque:
* Hitotsu jinkaku kansei ni tsutomuru koto – Il karate e’ via per migliorare il carattere
Questa prima regola sottolinea l’importanza dell’equilibrio nell’uomo. L’esercizio marziale non coinvolge esclusivamente il corpo: il praticante deve osservare con spirito critico in tutte le situazioni quotidiane che ostacolano il perfezionamento di se stesso e deve affrontare le asperita’ interiori con lo stesso vigore con cui intraprende l’esercizio fisico che gli consente di affrontare le difficolta’ esterne: nel dojo Shinseikai questo avviene a ogni allenamento, in quanto tutte le volte che qualche allievo molla la presa, il Sensei e’ sempre pronto a intervenire, ricordando lo spirito del dojo kun.
Allo stesso modo, imparare a gestire la propria interiorita’ aiuta a raggiungere l’equilibrio e a vivere un’esperienza enormemente appagante, se per altro l’allenamento fisico, con l’avanzare degli anni, conosce necessariamente delle limitazioni, lo spirito, invece, deve e puo’ essere perfezionato fino alla morte: questo e’ lo spirito del OSU che il Sensei continuamente ci ricorda.
* Hitotsu makoto no michi o mamoru koto – Il karate e’ via di sincerita’
Questa regola si esprime nella condotta di vita dell’uomo e nella disponibilita’ a riconoscere il giusto rapporto tra se stessi e cio’ che si ha attorno, presupposto fondamentale per costruire giuste e rette relazioni con le altre persone: sempre viene richiamato all’ordine l’allievo che si mostra troppo e inutilmente duro durante un kumite, ricordando che non esistono avversari ma solo uomini che combattono. Un rapporto e un allenamento proficuo si instaura solo se l’individuo e’ capace di contemperare le proprie pretese personali con la dedizione e l’apertura verso gli altri: se questo equilibrio viene messo a repentaglio da un comportamento egoistico o superficiale, il Sensei interviene duramente e prontamente. L’equilibrio tra la pretesa e la disponibilita’ e’ il fondamento dello spirito del budo: solo nella verita’ l’uomo e’ libero, la pratica di questo principio rende consapevoli, umili e giusti.
* Hitotsu doryoku no seishin o yashinau koto – Il karate e’ via per rafforzare la costanza dello spirito
Questa regola si riferisce alla realizzazione dell’uomo in relazione ai suoi obiettivi di vita, essa e’ intimamente connessa ai primi due principi in quanto qualsiasi obiettivo richiede un’analisi approfondita e matura; il progresso, nel budo, puo’ essere conseguito solo attraverso regolarita’ e costanza nell’esercizio: inutile dire che il Sensei Cala’ ci tiene moltissimo a questo e lo ricorda sempre durante ogni allenamento. Le arti marziali possono essere apprese solo con l’autodisciplina, la costanza e la perseveranza, la disciplina e’ la base di ogni progresso. Se tale regola non viene rispettata dagli allievi, qualsiasi sforzo di miglioramento e’ vano: diversi sono stati esempi di questo nel corso dei miei anni di allenamento presso il dojo Shinseikai di Roma.
* Hitotsu reihi o omonnzuru koto – Il karate e’ via di rispetto universale
Questa regola si riferisce alle norme comportamentali che vanno conservate se si vuol capire gli altri ed essere accettati. La giusta condotta rende l’individuo degno di fede, aperto e semplice, rende possibile la comunicazione con gli altri e contribuisce a mantenere l’armonia nelle relazioni interpersonali. L’etichetta consiste nella forma comportamentale attraverso la quale una persona comunica ad un’altra di essere disponibile ad un contatto aperto; senza le buone maniere la franchezza si tramuta in grossolanita’ , il coraggio in rifiuto, l’umilta’ in sottomissione, il rispetto in servilismo e la cautela in timore: l’etichetta provvede a mantenere la pace e l’armonia tra le persone e il Sensei e’ garante di questa armonia sempre, con gli occhi costantemente attenti e vigile su tutti i suoi allievi.
* Hitotsu kekki no yu o imashimuru koto – Il karate e’ via per acquisire autocontrollo
Questo principio coinvolge la condotta che porta alla formazione di un carattere degno dell’essere umano ed alla sua convivenza con gli altri. Nel mondo animale i modelli comportamentali sono istintivi e servono proprio alla conservazione della specie, l’uomo puo’ forgiare tali modelli grazie al proprio intelletto ed alla propria conoscenza, controllando la misura delle proprie azioni. Durante il combattimento non siamo animali, ma uomini che praticano un’arte dura e precisa: Sensei Cala’ ricorda sempre che nel combattimento contano due cose, e nessuna delle due e’ la forza bruta. Cuore e testa, dice sempre, definiscono chi in un kumite esce vincitore: il karate e’ un’arte di autoperfezionamento e, per raggiungere questo obiettivo, e’ necessario comprendere a fondo tale principio. La soluzione violenta dei problemi interpersonali e’ esecrabile e non consente una convivenza serena: ho visto molte volte il Sensei rimproverare chi abusava della propria forza e alcune volte proporre l’allontanamento dal combattimento a causa di questo eccesso.
Il dojo kun riflette la proporzione tra giusto e sbagliato nel comportamento personale, instaura l’equilibrio tra dare e avere ed impone il giusto rapporto tra pretesa e disponibilita’ : di tutto questo e’ massima sintesi nel dojo Shinseikai l’esame del passaggio di cintura, durante il quale si percepisce chiaramente il senso di ritualita’ e l’estremo rispetto che tutti mostrano alla Via della Verita’ . E questo e’ il piu’ grande merito del Sensei.
Alessandro Haag