Diario del Giappone 2002 – Una giornata a Tokyo

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Diario del Giappone 2002 – Una giornata a Tokyo

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Con piacere condivido una pagina del mio diario della prima volta che ho soggiornato in Giappone per allenarmi e imparare il più possibile il Full Contact Karate, ho cancellato e modificato solo qualcosa per non fare riferimenti ad organizzazionei di cui non faccio più parte.

Mi sveglio la mattina alle 6.00 AM per iniziare la mia dura giornata di allenamenti qui a Tokyo, sono settimane ormai che sono lontano da casa e la voglia di tornare dai miei cari è altrettanto forte tanto quella di rimanere qui ed imparare il più possibile e perfezionare il mio Karate.

Chiudo la stanza del mio “loculo” e mio avvio correndo verso un parco a circa 5 Km, i senzatetto che sostano vicino a dove dormo sembrano aspettare il mio passaggio, si inchinano e mi sorridono incitandomi con qualche frase in un Giapponese che non capisco, contraccambio il sorriso e alzo il pugno in segno di vittoria e loro sembrano apprezzare.
Arrivo al parco, mi attendono altri allievi della scuola di Karate che frequento, ci salutiamo con un cenno del capo e con il classico “OSU!” nessun tempo per le chiacchiere, bisogna allenarsi.
Dopo la corsa iniziamo con la preparazione atletica: piegamenti seiken, squat, jumping squat, addominali di vario tipo, esercizi in coppia per poi passare a vari round di shadow boxing per poi concludere con lo stretching e diversi minuti di meditazione.

Sono le 8:00 AM, tempo di spostarci verso il dojo non lontano dal famoso quartiere di Shinjuku per fare colazione ed iniziare gli allenamenti specifici.
La mattina il dojo è frequentato dagli agonisti e gestito dagli Uchi Deshi (studenti che seguono un programma di 1000 giorni che vivono all’interno del Dojo, usanza ereditata dal Kyokushin di Sosai Mas Oyama), dopo un rapido riscaldamento iniziamo con lavoro agli specchi, combinazioni in coppia, sparring leggero con le regole del Full Contact Karate (senza nessuna protezione) per poi passare a quello più pesante con le regole del K-1 abbardati con guantoni, paratibie e caschetti, i round sono molto duri ma fatti con atleti molto tecnici, raramente sono capitati incidenti durante questi allenamenti.

Alle 12:30 finiamo la sessione mattutina per rilassarci un attimo con la pausa pranzo, ogni volta cerco di trovare una scusa per prendermi un po’ di tempo solo per me e soprattutto per evitare di mangiare sushi e sashimi, il mio fisico non li tollera troppo, forse è dovuto anche a questo, oltre che per gli allenamenti, l’eccessiva riduzione di peso.
Prima di ricominciare nel primo pomeriggio, trovo sempre del tempo per fare una telefonata ai miei genitori, mi fa sempre piacere sentire la loro voce ma ogni volta provoca in me la voglia di tornare il giorno dopo a casa, penso mentre gli parlo di chiamare il mio operatore di volo e decidere la data di rientro e chiudere il mio biglietto di ritorno “aperto”.
Una volta riagganciato rifletto qualche secondo e mi faccio forza, ancora non mi sento soddisfatto del percorso che sto seguendo, mi devo fare forza e resistere ancora, il viaggio è ancora lungo…

Si rientra al dojo alle 15:00, è il turno più divertente, quello dei bambini dove cerco di dare una mano durante la lezione, noto l’incredibile differenza tra i bambini Giapponesi e quelli Italiani, qui sembrano tutti dei piccoli samurai, si allenano come i colleghi più grandi, addirittura qualcuno piccolissimo piange contro di me per avergli fatto fare meno piegamenti degli altri volendo dimostrare di essere in grado di farne come i compagni più grandi, veramente simpatici che fanno presagire un ottimo futuro per questi giovanissimi allievi.

Alle 16:30 ritocca agli adulti, vestiti con i nostri Karategi prendiamo posizione ed iniziamo la lezione, questo turno è dedicato alle basi, ci si concentra sempre ad un ripasso dei Kihon (tecniche di base), renraku (combinazioni a vuoto), Yakosoku Kumite (tecniche accoppiate), tutto condito di condizionamento tra un esercizio e l’altro.
Finito il turno con il saluto di rito e il mokuso (concentrazione), inizia alle 18:00 il turno di  Karate agonisti, qui si lavora soprattutto per migliorare l’aspetto del Kumite, lavori al sacco, ai colpitori e round di sparring scandiscono il tempo che passa fino alle 19:30.
Finito anche questo allenamento sono sfinito, faccio la fila per fare la doccia, prima i senpai e poi per ordine di grado gli altri, io essendo l’ultimo arrivato di solito sono tra gli ultimi a farla, tranne i compagni di allenamento che hanno fatto sparring con me che per ringraziarmi dei buoni round effettuati mi fanno passare avanti.

Prima di rientrare nella mia “stanza” cerco un posto dove mangiare, di solito prendo del Ramen o dei spiedini di pollo, di posti dove mangiare a Tokyo non mancano.
Rientro verso le 21:00, stanco morto ma contento di aver imparato anche oggi qualcosa di nuovo e di essermi fatto valere, rimando il mio rientro in Italia, ancora non mi sento un KarateKa made in Japan.

OSU!

Filippo Cala’

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