OPEN DOJO E REPORT DEL PROPRIO ALLENAMENTO.
di Ivano Casali
Da Settembre 2013 lo Shinseikai Honbu Dojo di Roma ha introdotto il giapponesissimo concetto di Open Dojo, che non rappresenta la presentazione all’esterno del nostro stile oppure una giornata aperta a tutti (open Day) ma è una lezione in cui ognuno lavora sui propri limiti, sui propri errori e difetti in modo differenziato l’uno dagli altri.
La locuzione “differenziato l’uno dagli altri” calata nella realtà dell’open Dojo non è da intendersi sinonimo di “autonomo”, altresì rappresenta uno strumento di aggregazione dei “difetti” tecnici e fisici, inducendo ognuno di noi a togliersi la maschera di fronte ai propri pregi (ammesso che se ne abbiano) di educatore di se stesso ovvero apprezzando il lavoro svolto dagli altri “trainer” del sabato mattina e ritrovandosi spesso in piccoli gruppi ad effettuare esercizi e tecniche su cui abbiamo le maggiori difficoltà.
L’open Dojo inizia alle 10:00 del sabato mattina, ognuno sceglie il proprio metodo di riscaldamento oppure si coordina con chi ha più esperienza, stretching, kata, khion, corda, pallina da tennis, chi più ne ha più ne metta, ognuno sceglie come iniziare le danze (in fondo anche la danza è un’arte) ma nessuno, neanche in una mattina come questa (18/01/13) in cui, dopo i durissimi allenamenti di martedì e giovedì, la stanchezza chiede il conto, ce la sentiamo di risparmiarci, ormai siamo entrati, siamo in Open Dojo è il momento di rimuovere i propri difetti e per fortuna tra questi non alberga la pigrizia.
Dopo il riscaldamento ci si concentra sui propri obiettivi, chi deve combattere di K-1 o di Kickboxing indossa i guantoni, li riconosco, uno tira anche le ginocchiate (hiza geri) l’altro no, anzi, mi accorgo che l’altro cura il rientro veloce del pugno e vedendolo mi torna in mente che in effetti questo suggerimento proprio per questa sessione di allenamento lo aveva dato il Sensei.
A parte l’applicazione in più ambiti sportivi dell’eclettico shinseikai karate, la maggior parte dei miei compagni di open Dojo si concentra sui renraku, la precisione nel karate è fondamentale, altri effettuano delle combinazioni al sacco, qualcuno stoicamente si sottopone a circuiti di addominali, flessioni, burpees e trazioni alla sbarra. Personalmente oggi ho un piccolo dolore alla schiena (sarà l’età) mi scaldo con 5 round da 3 minuti, 3 round di corda e 2 di footwork con pallina da tennis, un compagno passa e mi suggerisce “metti più anca e spalla nel footwork” (eseguo e ringrazio !!).
Inizio il mio allenamento, indosso le fascette e mi volano 5 round di sacco, solo tecniche di braccia con regole fighting karate (niente colpi al viso) poche combinazioni ma originali ed efficaci.
Si inizia a sentire la stanchezza, mi guardo intorno e mi accorgo che anche i miei compagni sono umani, sudano come me, mi conforto, faccio un leggero stretching per la schiena e riparto con shadow lento e con un occhio molto critico, lo specchio !!
È passata circa un’ora e mezza, sono soddisfatto dell’allenamento, non troppo dei risultati, devo colmare diverse lacune, tuttavia mi rendo conto che l’indebolimento della settimana cerca di spazzarmi e abilmente evito gli “ashi barai” della stanchezza, fortunatamente c’è Valeria con cui stiamo perfezionando un kata, il “Gekisai Ichi”, questo mi sprona e ci affianchiamo e correggiamo reciprocamente in una decina di esecuzioni del kata.
Termina questa giornata di Open Dojo con addominali e stretching.
La caratteristica ulteriore che contraddistingue l’open Dojo è il report del proprio allenamento che il Sensei esige, esamina ed eventualmente suggerisce e pianifica nuove attività anche soggettive, ma oggi questa fase la rendo pubblica con questo articoletto necessario per descrivere il prezioso concetto di open Dojo e report del proprio allenamento.
OSU !
Ivano Casali