OSU Spirit !
OSU!
Il suono di questa parola a me sconosciuta fino a poco più di un anno
fa ora è diventato familiare, rassicurante.
In ogni posto ed in ogni situazione mi trovi, il concetto dell’ OSU riporta
la mia mente al Dojo, luogo in cui i fatti giornalieri assumono valori e
sfumature diverse dall’ abitudinario. E non importa che il Dojo sia
fisicamente in Via Matteucci: l’atmosfera che si respira è al tempo stesso
universale e particolare, in quanto potrebbe essere in ogni angolo del mondo mantenendo la sua unicità.
Ho dovuto subito ammettere che fino a poco tempo fa non sapessi nulla di
Karate, Dojo ed arti marziali, per giunta un tempo ero leggermente prevenuto verso questo mondo. Ora sono ancora piu’ consapevole di aver dato
solo una sbirciata a questo mondo, ma sono felice di averlo fatto.
In tutta onestà, il mio avvicinamento non è stato molto ortodosso: forse per
sfida o per scommessa con Filippo (in quel tempo solo collega e conoscente)
ho accettato di allenarmi con lui anziche andare nelle solite palestre per tenermi in forma.
Ho scoperto ciò che mancava al mio concetto di forma fisica: l’ appartenenza ad un gruppo come quello che sì è formato nel Dojo ed il senso di disciplina di cui si nutre il gruppo stesso.
Un gruppo in cui la goliardia la fa da padrone fino alla porta dello
spogliatoio, passata la quale Filippo è solo Sensei e noi atleti diamo il
nostro massimo in termini di concentrazione, rispetto e, nei limiti di
ognuno, tecnica.
Credo che una degli esempi più significativi per comprendere l’ animo del
Dojo sia questo: nel momento in cui qualcuno è scarsamente concentrato o fa
errori banali, l’ intero gruppo (Sensei in primis) svolge un allenamento
supplementare senza che nessuno protesti o abbia nulla in contrario.
Sono consapevole che per molte persone esterne tutto ciò possa sembrare
esagerato o, come dice qualcuno, fine a se stesso, ma ho imparato che solo
con la concetrazione, l’ applicazione e il sacrifico si possono raggiunere
traguardi importanti.
Il fatto che il traguardo sia un campionato Europeo o il benessere
psicofisico, i riconoscimenti internazionali o la soddisfazione di essere
riusciti ad effettuare un mawashi con uno stile migliore dello scorso
allenamento, è indifferente: si è tutti parte di un unico corpo che
risponde in un solo modo: OSU!
Con questo concludo salutando tutti i ragazzi del Dojo, diventati ben più
che compagni di allenamento, ed il mio Sensei, con cui il rispetto
all’interno dalla palestra convive con una grande amicizia al di fuori
della stessa. OSU!