Uraken (Ricordi…)
Avevo circa 11 anni, ero un bambino fiero della sua bellissima cintura blu e mi sentivo un piccolo campioncino all’interno del mio primo dojo.
Durante un allenamento il mio primo Maestro mi mise in coppia con un ragazzo molto piu’ grande di me con il grado di cintura bianca ma proveniente dal Kung Fu.
L’esercizio che ci spiego’ il Maestro era abbastanza semplice, tirare correttamente e velocemente due Uraken/UraUchi (tecnica di braccia molto utilizzata nello stile di Karate con cui ho iniziato il Goju Ryu dove si copisce di rovescio il viso dell’avversario) con entrambe le braccia.
Il compagno di allenamento tirava la tecnica palesamente male ma con molta velocita’ , io per non essere da meno, e con l’orgoglio dello studente “anziano” invece di tirare le tecniche come sapevo fare, mi adattai ai movimenti del ragazzo cercando di fare tutto in velocita’ come lui…
Il Maestro mi vide e mi chiese: “che cosa stai facendo??” e io dal basso verso l’alto: “cerco di fare la tecnica piu’ veloce che posso Maestro!”
Il mio Maestro quasi accenno’ un sorriso e mi rispose: “ah… vuoi farlo veloce eh… mettiti in guardia.”
Io per niente intimorito mi misi in guardia (bella alta), tempo di vedere il mio Maestro mettersi in posizione che mi arrivo proprio sopra l’occhio un Uraken alla velocita’ della luce.
Ricordo che erano presenti dei genitori che all’impatto del pugno sul mio visino esclamarono tutti in coro: “OHHHH!!!”
Il Maestro si avvicino’ e mi disse : “Non farti uscire una lacrima, vai in bagno e datti una ri nfrescata all’idee…”
Andai in bagno non mi usciro lacrime, mi misi proprio a piangere!!! π
Ritornato con un bell’occhio nero sul tatami il mio Maestro mi disse: “tu hai un grande potenziale e io ti tratto da adulto, ma devi sempre seguire quello che io ti dico perche’ a copiare persone che ne sanno anche meno di te ci si rimette sempre, non aver fretta…”
Quella fu una grande lezione di vita per me, che porto ancora dentro, ho capito che bisogna sempre seguire le persone a cui ci si affida nell’allenamento, non scendere mai di livello ma anzi far prevalere il proprio.
OSU!
Filippo Cala’